lunedì 3 gennaio 2011

Sognando l'isola perduta

Franco Frabboni

1. Uno sguardo pieno di futuro

Il presente contributo chiede ai suoi lettori - giovani e adulti - di rivolgere al sistema scolastico del bel/Paese uno sguardo di speranza. Un desiderio di cambiamento e di futuro per la Scuola di base (dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado) e per la Scuola superiore (di secondo grado) dopo due lustri del Ventunesimo secolo di progressivo smantellamento del nostro sistema formativo.
Sul banco degli imputati due Ministri in gonnella: la prima, Letizia Moratti, con imputazioni di media gravità avendo solo in parte demolito il nostro illustre patrimonio scolastico: la Scuola di base a tempo pieno e la Scuola secondaria sperimentale; la seconda, Mariastella Gelmini, con imputazioni gravissime perché - in un triennio - ha devastato e snaturato il nostro sistema/Scuola al punto da strappargli la sua nobile anima pedagogica e didattica. Una Scuola consacrata dall’Unione, all’alba del Duemila, in due epocali documenti come la più bella d’Europa: a Lisbona (Report, La società della conoscenza) e a Bruxelless (Report, L’istruzione e la formazione permanente nel Ventunesimo secolo).

Dunque, uno sguardo di speranza. L’attesa fiduciosa é che il nostro sistema di istruzione, rivolgendo occhi/grandi al chiarore dell’alba del duemiladodici, esprima a voce alta sulla banchina dell’educazione la volontà di lasciare per sempre il porto - antidemocratico e illiberale - della Scuola targata/Gelmini. In modo che possa prendere di nuovo il mare un Veliero libero dalle cianfrusaglie ideologiche che l’hanno costretto a imbarcare progressivamente acqua e melma nei due lustri di debutto del Duemila. Dunque, un’imbarcazione leggera che finalmente sbarchi sulle spiagge di quell’isola inesplorata - democratica e progressista - abitata da bambini e da adolescenti protagonisti di un Pianeta contrassegnato sì dal dalla complessità e dalla globalizzazione, ma per convertire il suo cambiamento verso l’alba di mondo/nuovo: giusto, solidale, pacificato e alfabetizzato.
Per il nostro Paese, vorremmo che l’avvenire del suo sistema di istruzione desse mare e rotta a quel Veliero, pluri-medagliato allo scoccare del nuovo Millennio, nella cui stiva - a fine Novecento - facevano bella mostra il nuovo indirizzo didattico (nella Scuola dell’infanzia), il tempo pieno (nella Scuola elementare), il tempo prolungato (nella Scuola media), il modello sperimentale (nella Scuola secondaria). Un’imbarcazione che ha navigato veloce - prima di naufragare sotto la tempesta berlusconiana - lungo scie d’acqua illuminate dal cielo dell’educazione e dell’istruzione.

2. Un veliero e tre alberi maestri
Queste nostre righe si avventurano per oceani e strisce d’acqua alla ricerca dell’isola perduta dove abita la Scuola che c’era-una-volta ma or non c’è più! Il Veliero che approderà sulle spiagge soleggiate dal futuro sistema di istruzione del bel/Paese dovrà pertanto essere fornito di tre albero/maestri: i soli in grado da farsi bussole di guida per evitare naufragi e godere del vento di bonaccia fino all’isola delle Riforme istituzionali, ordinamentali e curricolari della Scuola di base e Secondaria di casa nostra.
Riflettori puntati sulla bussola/italiana: sui tre alberi - il culturale, il pedagogico e il didattico - che potranno dare mare e orientamento al nostro Veliero/Scuola.
L’ALBERO CULTURALE. - Il primo albero/maestro rivolto al cielo porta
stampato a lettere cubitali questo traguardo culturale per il nostro sistema di istruzione. Il veliero/Scuola potrà farsi co-costruttore di future Città dell’educazione: a patto che segua i paesaggi fluviali della Cittadinanza. Il suo compito improcrastinabile é di fronteggiare - con le armi della cultura e della solidarietà comunitaria - il Leviatano della Città dei mercati e dei consumi: liberista e sregolata. E’ sullo sfondo degli odierni paesaggi della disintegrazione urbana che entrano in scena l’infanzia e l’adolescenza: costrette a scomparire, a vivere desaparecide senza-le-chiavi della Città. Un’umanità sempre più invisibile, irrintracciabile, inesistente nei suoi percorsi di vita e nei suoi luoghi topici e conviviali.
Di fronte agli scenari strappati di una Città frantumata ad arcipelago - priva di idee/educative - occorre sollecitamente avviare una politica unitaria e integrata del sistema formativo. La sola in grado di progettare ed erigere Città della solidarietà: co-costruite insieme dai genitori e dai figli, dal sistema scolastico e da quello extrascolastico, dall’università, dai sindacati e dal privato sociale.
L’ALBERO PEDAGOGICO. - Il secondo albero/maestro rivolto al cielo
porta stampato a lettere cubitali questo traguardo pedagogico per il nostro sistema di istruzione. Se la Scuola italiana non investirà sul tandem conoscenza-educazione rischierà moltissimo: sia di allargare la forbice tra cittadinanza colta (ricca) e incolta (povera), sia di rinunciare al ruolo di sentinella a difesa del soggetto/Persona (irripetibile e inviolabile) sempre più minacciato dal soggetto/Massa (manipolabile e omologabile).
Per espugnare questo duplice obiettivo, il veliero/Scuola dovrà necessariamente sbarcare sulle due spiagge dell’isola perduta.
(a) Il primo sbarco é sulla spiaggia intitolata al Sistema formativo integrato. Questo, inteso come patto pedagogico tra la Scuola e le Agenzie intenzionalmente educative del territorio: la famiglia, gli enti locali, l’associazionismo, il privato sociale, le chiese, il mondo del lavoro.
(b) Il secondo sbarco é sulla spiaggia intitolata all’Educazione permanente (la Lifelong education). Questa, avrà il compito di accompagnare la formazione della Persona dalla prima infanzia fino all’età senile.
Il duplice sbarco sulle spiagge citate é possibile a partire da un vibrante appello culturale. Questo: diamo vita nei territori della Scuola/reale (militante e della periferia) a una grande alleanza nel nome di una Costituente della scuola. A un patto strategico che conduca gli studenti, gli insegnanti e i genitori a chiedere con forza un Referendum abrogativo dei devastanti provvedimenti legislativi del Ministro Gelmini. Solo così si potrà rivedere in cielo una cascata di stelle riformistiche in grado di illuminare nuovi orizzonti democratici per la politica scolastica del nostro Paese.
L’ALBERO DIDATTICO. - Il terzo albero/maestro rivolto al cielo porta
stampato a lettere cubitali questo traguardo didattico per il nostro sistema di istruzione. Assicurare dignità scientifica agli alfabeti cognitivi e alle dinamiche relazionali che popolano i vari comparti del sistema/Scuola.
Questa, la forza didattica del terzo albero maestro. Capovolgere l’antica e ingiallita immagine di un sistema di istruzione centralistico, ministeriale, burocratico. Se investita da una ventata di reale autonomia, la Scuola potrà intraprendere una nuova navigazione lungo le scie d’acqua sia dei Programmi/nazionali (obbligatori: é il set delle conoscenze prescrittive nei vari comparti scolastici), sia dei Programmi/locali (facoltativi: é il set delle conoscenze opzionali da mutuare nel territorio di vita degli allievi).
L’albero didattico funge da bussola di orientamento per assicurare dignità scientifica ai singoli comparti scolastici. Traguardo possibile se il tavolo dell’istruzione viene dotato di propri specifici Piani dell’offerta formativa. Siamo all’ingegneria pedagogica del Plesso scolastico: una sorta di meccano/gigante corredato di numerose tessere formative. Alcune prescrittive e vincolanti, da inserire obbligatoriamente in ogni Piano dell’offerta formativa; altri facoltativi e opzionali lasciati alla libera decisione curricolare del collegio dei docenti.
Attenzione, però. La dignità scientifica chiede anche il tavolo della relazione sul quale si gioca il match dell’interazione emotivo-affettiva, della comunicazione sociale e dei vissuti esistenziali che si generano nella comunità scolastica. Su questo mobile domestico si tesse una fitta trama di dinamiche relazionali che richiedono un ambiente/classe dalle dense cifre di flessibilità e di modularità: quindi, antiautoritario e non-direttivo.
A partire dalla fondazione teorica del tandem istruzione-relazione, la Didattica indossa tre regali abiti empirici.
Primo abito empirico. - La prima veste della Didattica ha il taglio del regolatore empirico: ha la funzione di dirimere le conflittualità che nascono tra le classiche bipolarità della vita scolastica. Come dire, la Didattica funge da “ponte” tra la sponda dell’apprendimento e la sponda della socializzazione, tra il versante cognitivo e il versante relazionale, tra i sentieri delle conoscenze i sentieri dei valori.
Secondo abito empirico. - La seconda veste della Didattica ha il taglio del termostato empirico: ha la funzione di risolvere le conflittualità che si generano tra strategie metodologiche antinomiche e bipolari. Come dire, la Didattica funge da “ponte” tra pratiche interventiste e pratiche attendiste, tra opzioni scuolacentriche e opzioni ambientecentriche, tra approcci disciplinari e approcci interdisciplinari, tra procedure individualizzate e procedure non individualizzate,.
Terzo abito empirico. - La terza veste della Didattica ha il taglio del dell’armonizzatore empirico: ha la funzione di ridurre i sobbalzi e le sbandate della diligenza scolastica. A questo fine, la Didattica ha il compito di assicurare pariteticità/qualitativa tra disciplinarità e interdisciplinarità, tra micro e macroricerca, tra saperi freddi (scolastici) e saperi caldi (extramoenia), tra strategie individualizzate e non individualizzate, tra valutazione formativa e sommativa.

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